La pratica di infondere spezie e aromi in prodotti fermentati ha un’origine antichissima. La sua storia ci porta indietro nel tempo, fino a 2500 anni fa, ai Greci e ai medicamenti di Ippocrate.
Tali infusioni, infatti, erano prevalentemente considerate alla stregua di rimedi medicinali, ottenuti a partire da un vino rosso corposo che, per l’elevato tenore zuccherino e la forte gradazione alcoolica tipici dei fermentati d’uva Greci e Romani, non poteva essere consumato puro se non in piccole quantità. Ippocrate sarebbe stato il primo a far macerare i fiori del dittamo e dell’artemisia nel vino per ottenere una bevanda digestiva, tonificante e stimolante a cui fu dato il nome di ippocrasso proprio in suo onore.
La successiva diluizione con acqua fredda o tiepida rappresentò una naturale evoluzione, in linea con quanto già si praticava, durante i banchetti di principi e benestanti, per la consumazione dei vini mescolati con il miele. Realizzato a partire da fermentati di bassa qualità e successivamente diluito con acqua anche salmastra, l’ ippocrasso era la tipica bevanda delle classi più povere per le quali, grazie alla presenza dell’alcool, assolveva la funzione di parziale disinfezione dell’acqua di pozzo limitando la diffusione di epidemie.
Allo stesso tempo, in tutte le terre dove la coltivazione della vite non era possibile o economicamente sostenibile, in mancanza del vino la birra assunse la funzione di fermentato di base più comune, dando così origine alla tradizione delle birre aromatizzate fin dal Medioevo.
E’ infatti di questo periodo storico una mistura di erbe chiamata “Grut” o “Gruyt”, composta da bacche di ginepro, prugnolo, corteccia di quercia, assenzio, semi di cumino, anice, genziana e rosmarino, utilizzata per l’aromatizzazione della birra nelle ultime fasi di preparazione.
Le moderne ricette, frutto dell’evoluzione dei secoli e dello spirito di sperimentazione di alcuni birrifici, hanno incluso anche aromatizzazioni a base di aghi di pino della Caledonia, erbe da liquore, mirto, ortaggi e frutta secca, arrivando anche ad utilizzare cicoria, tarassaco, mandorle e puntarelle.
L’ippocrasso può essere considerato, quindi, a tutti gli effetti l’antenato degli attuali vermouth e delle birre aromatizzate o speziate. La prossima volta che sorseggerete la vostra lambic, witbier, bohemian pilsner e strong belgian ale, non potrete fare a meno di emozionarvi al pensiero di essere l’ultimo anello di una storia incredibile, lunga almeno 2500 anni!